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Intervista
Un ritratto e un'intervista:
di Wolfgang J. Fuchs

Il testo seguente apparve per la prima volta nel 1971 su Panel n. 1, una rivista prodotta da me, Wolfgang J. Fuchs, e Reinhold Reitberger. Era un'aggiunta al nostro libro Comics – Anatomy of a Mass Medium (Fumetti – anatomia di un Mass media). Panel era una libro-rivista brossurato di buona qualità, il primo del genere in Germania. Tuttavia fu prodotto soltanto questo numero, poiché Reinhold ed io non abbiamo continuato a produrre la rivista per via di un disaccordo su concetti editoriali.
Come si può vedere, in copertina fu presentata l'arte di Giolitti e all'interno inserito un articolo sulla sua carriera e un'intervista ad Alberto e a sua moglie Joan. Per quanto io sappia quella era la prima volta che un articolo su Alberto veniva pubblicato, considerando anche il fatto che l'articolo si basava in buona parte su un'intervista. L'intervista fu effettuata a Monaco di Baviera, in Germania, e l'anno in cui fu fatta (1971) giustifica ciò che Alberto mi disse circa la penuria di materiale che aveva a disposizione per disegnare Star Trek. Seppi che i modellini di Star Trek (l'astronave Enterprise e altri oggetti, n.d.r.) erano disponibili presso i grossisti di Monaco di Baviera. Così (Alberto era già andato via) comprai due modelli e glieli spedii a Roma.
Mentre le informazioni sulla carriera di Alberto sono ancora valide, le informazioni su cosa accadde nel 1971 e dopo questa data, naturalmente, vengono a mancare. Per esempio, Alberto dichiarò che lavorava solitamente da solo, utilizzando soltanto Giovanni Ticci come assistente, motivando alcune sue ragioni che lo spingevano a non far uso di assistenti. Tuttavia, poiché a causa del molto lavoro che giungeva da parte dei vari editori, per i quali lavoravano lui e il suo studio, in seguito cambiò idea e si fece aiutare per il suo lavoro da altri artisti, sia per realizzare i disegni a matita e a volte anche per l'inchiostro.
Pertanto vi prego di considerare che questo è un testo scritto quasi 40 anni fa e che quindi non può narrarvi di avvenimenti accaduti dopo. Tuttavia la sua lettura è interessante perché ci fa scoprire alcune cose anti Alberto Giolitti che, in 1971, soltanto coloro che acquistarono il numero 1 di Panel ebbero l'opportunità di conoscere in Germania.
L'articolo è seguito da una pagina riportante l'intervista a Giovanni Ticci effettuata tramite posta. Inoltre, inserimmo nella rivista (tradotta e scritta in tedesco da me) la storia completa di The Fiery Furnaces, disegnata da Alberto per la rivista Tiger e Hurricane e pubblicata nel 1966.
Così avete tutto. Pensate a qualche decade fa e siate pronti a conoscere alcuni fatti riguardanti Alberto Giolitti!
Troverete le pagine originali dell'articolo in jpg completi di disegni originali o tratti da fumetti. La traduzione delle didascalie corrispondenti alle illustrazioni è alla fine del testo.
Il testo è coperto da diritti d'autore e non deve essere ristampato senza autorizzazione.




Ritratto d'artista: Alberto Giolitti

Questa serie di ritratti di artisti su Panel inizia con Alberto Giolitti per una buona ragione. Egli non solo è uno degli artisti più bravi e famosi nel mondo del fumetto, ma è anche a capo di uno Studio artistico con clientela internazionale. Quindi, il suo ritratto ci dà alcune informazioni interessanti sulla produzione dei fumetti in America e in Europa. Lo studio Giolitti produce tavole di fumetto in particolar modo per editori tedeschi, come Bastei, Kauka e Moewig.
Alberto Giolitti ha disegnato storie per serie di fumetti come Gunsmoke, Turok Son of Stone, Have Gun Will Travel e Star Trek – che sono conosciuti ai lettori tedeschi grazie a Bildschriften Verlag e a Neuer Tessloff Verlag. Ma il suo Studio ha prodotto tavole per la Germania con albi come Perry, Lasso e Buffalo Bill.
Giolitti raramente ha firmato il lavoro svolto per gli editori americani. Così per quasi due decadi egli ha lavorato in assoluto anonimato. I suoi lettori lo conoscevano soltanto come "il buon artista" di fumetti realistici, così come avveniva a Carl Barks, il genio che disegnava Paperino e zio Paperone, il quale soltanto ora attira l'attenzione del suo pubblico come merita pienamente.
Nato il 14 novembre 1935 a Roma, Alberto Giolitti era destinato a seguire le orme dei suoi genitori e quindi a portare, un giorno, in avanti gli affari di famiglia (che era proprietaria di numerose gelaterie e ristoranti in Roma, ndr). Per questo fu inviato alla scuola di commercio, nonostante che Alberto avesse preferito diventare un pilota. Nel tempo libero egli amava disegnare da fotografie, ma mai considerava se stesso un talentuoso del disegno. Quando compì 14 anni un giornalista amico di famiglia vide i suoi disegni e gli chiese se gli sarebbe piaciuto illustrare una pagina di una storia per Il Vittorioso.
Alberto mostrò la pagina disegnata e gli editori gli chiesero di completare la storia. La sola cosa che Alberto ricorda di quella storia è che era di avventura. Su questo anche sul libro Il fumetto in Italia di Leonardo Becciu (pubblicato in Firenze nel 1971) non riporta ulteriori informazioni.
Alberto Giolitti parla del suo primo successo: «Quando mi resi conto che qualcuno era disposto a pagare per i miei disegni, smisi di frequentare la scuola di commercio – con grande gioia dei miei insegnanti – e andai all'Accademia delle Arti».
Giolitti continuò a lavorare per Il Vittorioso. Ma durante il primo semestre di studi in architettura all'Università di Roma, Alberto fu chiamato nell'esercito. Dopo la guerra, riprese i suoi studi e continuò il lavoro per il Vittorioso. Anche se gli capitava di disegnare scenografie e manifesti per il cinema, il suo interesse principale restava per i fumetti. Così pensò di trasferirsi negli Stati Uniti per perfezionare il suo stile e poter lavorare, un giorno, per la King Features Syndicate.
Ottenne un visto turistico per il Venezuela, da dove continuò il suo viaggio negli USA, dove restò per un mese, il massimo che gli consentiva il suo visto turistico, dato che non poteva lavorare là. Così alla fine giunse a Buenos Aires, dove iniziò a lavorare per Editorial Lainez ed Columba Hermanos, a partire dal 1946 fino a 1949.
Gli anni in Argentina furono piacevoli e, dal punto di vista artistico e professionale, soddisfacenti. Tuttavia Alberto cercava una strada che gli consentisse di raggiungere gli Stati Uniti. Infatti, già appena giunto in Argentina, Alberto aveva fatto richiesta di un permesso di residenza negli USA, e infine l'ottenne nel 1949. La sua speranza era quella di poter finalmente lavorare per la King Features. Quindi, quando Alberto Giolitti giunse a New York a giugno del 1949, immediatamente si recò negli uffici della King Features e mostrò loro i suoi lavori. Gli editori restarono colpiti dai suoi disegni e offrirono a Giolitti un compenso di 100 dollari la settimana per la realizzazione di una nuova serie di fumetto. Poiché la sua conoscenza della lingua inglese non era buona, Giolitti chiese ad un amico, che s'era appena laureato alla scuola di giornalismo presso l'Università di Michigan, di aiutarlo a creare una personaggio per un fumetto da disegnare a strisce.
Ma questo abbinamento non porto a nulla, probabilmente perché né l'amico di Giolitti, russo di nascita che aveva conosciuto in Italia, né lo stesso Giolitti conoscevano il gusto dei lettori americani in quel tempo. E quella conoscenza era indispensabile per poter creare un buon fumetto adatto alle necessità dalla King Feature. Così la King Features chiese a Giolitti se invece volesse disegnare le strisce per Roy Rogers. Giolitti commenta così l'episodio: «Ero così stupido che non accettai perché ero sicuro che prima o poi avrei creato il mio personaggio».
La King features smise di pagare Alberto e presto egli restò con poco denaro. Così pensò che poteva guadagnare disegnando albi a fumetti per altri, mentre avrebbe cercato ancora di ideare un proprio personaggio per la King Features. In quel periodo conobbe Joan, che sarebbe poi diventata sua moglie, la quale gli disse che l'avrebbe aiutato a presentare ad altri i suoi disegni. Effettivamente Alberto cominciò a lavorare disegnando tavole per Indian Chief, il primo fumetto di questa serie che egli realizzò per la Western Publishing Company, stampato ancora col marchio Dell Comics.
Joan Giolitti ricorda ancora molto bene la sua prima visita alla Western Publishing:
«Niente nella mia vita mi aveva preparata a diventare l'agente di un artista e dovetti camminare molto, e bere molte tazze di caffè, prima che io trovassi il coraggio di entrare nell'ufficio editoriale. Quando vi entrai dovetti aspettare a lungo, e quasi arrivai alla fine dell'orario di lavoro. La segretaria dell'art director non sembrava molto contenta della mia presenza, finché non vide i disegni di Alberto. Immediatamente lei cambiò atteggiamento verso di me e pochi minuti dopo fui annunciata ad Oscar Lebeck, l'art director di quel tempo della Western. I lavori di Alberto furono considerati meravigliosi. La sola critica che fece George Brennen fu che Alberto doveva smettere di usare come modelli i personaggi di Jim della Giungla (di Raymond, ndr) per disegnare i suoi eroi. Gli spiegai che Alberto non copiava da altri ma utilizzava se stesso come modello per i suoi disegni. Vi era soltanto una somiglianza con i disegni di Jim della Giungla. Ed infatti, quando Alberto, andò negli studi della Western per la prima volta, alcuni giorni dopo, il commento di George fu: "Oh, mio dio, tu hai assolutamente ragione! Sono soltanto somiglianti a quelli di Jim della Giungla!"».
Dopo Indian Chief, per la Western Publishing Alberto disegnò altre serie: Tonto, Sergeant Preston, Gunsmoke, Tales of Wells Fargo e Have Gun Will Travel.
Inoltre egli realizzò molti albi di Zorro, The Cisco Kid, Jungle Jim e Tarzan, ed anche albi singoli come Alexander the Great, The Christmas Story, Aladdin and the Wonderlamp e Gulliver's Travels. Per i disegni dei viaggi di Gulliver, Alberto Giolitti ricevette il premio Thomas Alva Edison per la realizzazione del miglior albo illustrato per bambini (da 8 anni in su) dell'anno 1955. Inoltre egli disegnò un albo sulla vita di Abraham Lincoln, per il quale i suoi disegni furono approvati da Carl Sandburg, autore del libro The Life of Abraham Lincoln, da dove era stato tratto il testo per realizzare il fumetto.
In tutti questi albi Alberto Giolitti mostrò di prestare molta cura per i dettagli. Per questa ragione – dal 1951 al 1953 – egli visse presso Lake Placid sulle montagne Adirondack, per poter stare vicino a Jacques Suzanne, un noto allevatore di cani da slitta huskies, e per poter conoscere com'era la vita nel Nord. Kimo, l'husky di Giolitti, allevato da Jacques Suzanne, servì da modello per i disegni dell'husky di nome King del Sergeant Preston.
Dopo un soggiorno di un anno a Roma, la coppia Giolitti visse in Florida dal 1954 al 1960, dove Alberto imparò ad andare a cavallo utilizzando una sella western per dare veridicità nel realizzare i suoi fumetti di allora. Infatti meravigliò molto coloro che vennero a sapere che l'artista di Gunsmoke era un italiano che viveva in Florida in una piccola città sul mare. Ma stupiva di più sapere che Alberto invece vestiva secondo la recente moda italiana. In questo periodo, e per molti anni dopo, Alberto Giolitti restava conosciuto, dai lettori di fumetti delle due parti dell'Atlantico, non con il suo nome ma come "il bravo disegnatore" delle avventure della Dell. Nel 1960 Giolitti rientrò a Roma e gli fu chiesto di disegnare il fumetto americano (!) Turok Son of Stone; più tardi Voyage to the Bottom oft he Sea, poi anche Star Trek.
I Giolitti avevano già una figlia di tre anni quando nacque il suo fratellino nel 1961, e a loro si aggiunsero pure diversi animali domestici; cosicché il loro ritorno negli States fu rimandato. Ma poi, quando casualmente fu fondato lo Studio Giolitti, e cominciò a produrre, i Giolitti decisero di fermarsi a Roma stabilmente.
Così Alberto continuò a disegnare fumetti per editori americani ed europei, mentre sua moglie riprese il lavoro di agente, così come aveva fatto durante la prima visita alla Western Publishing, tenendosi in contatto con i vari editori.
Ad Alberto innanzitutto gli abbiamo chiesto di farci un confronto tra fumetti americani ed europei.
Alberto Giolitti: Occorrerebbe scrivere un intero libro per parlare delle differenze. Quindi limitiamoci a quelle più evidenti. Per fare un confronto, lasciami parlare come esempio dei fumetti britannici, che hanno una più lunga tradizione. La mia esperienza dice che la loro composizione è differente. I fumetti inglesi utilizzano nelle loro strisce, oltre ai ballon, le didascalie per spiegare l'azione. Nei fumetti americani, invece, i disegni stessi spiegano l'azione e non c'è bisogno di usare molte didascalie. Nei fumetti americani io mi sento molto vicino ai protagonisti della storia. Per via del dialogo e per l'uso di primi piani, ognuno si sente di familiarizzare con essi. Un fumetto americano presenta nella storia uno o più eroi in differenti situazioni, mentre nei fumetti inglesi le storie coinvolgono molti personaggi. Ciò è vero particolarmente per i fumetti dei settimanali e degli albi inglesi, ma non necessariamente nelle strisce che appaiono sui giornali quotidiani.
Nel resto d'Europa si prova a seguire il concetto americano, ma non sempre ciò avviene.
In Italia ci sono molti artisti eccezionali. Ma purtroppo molti di essi sono più interessati a fare bei disegni che a raccontare bene una storia. Il risultato è che tu puoi avere una fantastica pagina che trascura però la ragione principale per cui è stata realizzata: raccontare la storia!
Panel: ti dispiace il fatto che sei un artista che molti copiano?
Alberto Giolitti: No, assolutamente. Anzi, mi sento adulato. Lo odio soltanto quando non sono copiato bene.
Panel: puoi dirci qualcosa sullo Studio, sui tuoi assistenti e per quali editori lavorate?
Alberto Giolitti: il mio lavoro è completamente separato da ciò che è conosciuto come "lo Studio". Di solito io lavoro senza aiuto di assistenti. I disegni a matita e a china sono miei. Per me è estremamente difficoltoso e non soddisfacente usare un matitista come assistente. Giovanni Ticci è il mio solo assistente. Egli disegna per me i fondali mentre io disegno i personaggi. Lavoriamo bene insieme, ma egli è ormai diventato un buon artista per restare l'assistente di qualcuno.
Joan Giolitti: Alberto ha un archivio enorme di materiale informativo e ho paura che, un giorno o l'altro, ci seppellirà tutti sotto. Inoltre ha una buona collezione di oggetti western che ha portato dall'America: armi, cinturoni, selle, oggetti d'artigianato indiano e quant'altro egli usa per il suo lavoro. In America, nel periodo quando disegnava il Sergente Preston, vivevamo circondati da slitte, arnesi da neve e parka con pelliccia. Ogni volta che ci spostavamo il peso della collezione di Alberto sembrava raddoppiarsi. "Lo Studio" o "Studio Giolitti" è una agenzia ibrida che rappresenta artisti freelance, un luogo dove consegnare i propri lavori, e per gli editori dove trovare servizi di ogni fase della produzione di fumetti e di libri per ragazzi. Lo Studio spedisce lavori negli USA, in Gran Bretagna, Germania e anche in Italia. In questo momento stiamo producendo un genere tipicamente americano come Bugs Bunny, Daffy Duck, Porky Pig, etc. per la Western. Anche fumetti per settimanali per ragazzi e per ragazze per conto dell'I.P.C. in Gran Bretagna. Jackie and the Wild Boys in Princess Tina è uno dei nostri fumetti. Flame oft he Forest in Lion e Enchanted Isle in Tammy lo stiamo producendo noi. Produciamo anche lavori a colori per Treasure, Tell Me Why, Once Upon a Time e Baby's Own. In Germania ora inviamo disegni per Perry di Moewig Verlag. Questa serie è stata ideata dal nostro studio e prodotta fin dall'inizio. Inoltre realizziamo storie di Reno per Bastei (non siamo molto soddisfatti di questa serie ma dobbiamo fare ciò che l'editore desidera). Lo Studio produce inoltre alcune belle favole o adattamenti di novelle per Bastei. Come probabilmente sai, ora stiamo preparando il lavoro per Kauka. Inoltre, in Italia, stiamo iniziando a collaborare con Spada per fumetti in bianco-nero e a colori. Alberto fa da art director, ma a volte trova questo lavoro frustrante, quando i suoi gusti, opinioni e desideri sono estremamente differenti da quelli degli editori con i quali ha a che fare.
Panel: Aberto, i tuoi disegni non mostrano attinenze con quelli di altri artisti. Quali artisti ti hanno influenzato e da quali hai provato ad imparare?
Alberto Giolitti: nel realizzare il mio stile ho provato a seguire le orme di Alex Raymond e Hal Foster, che ho sempre ammirato, ma poi, ovviamente, ho cercato di sviluppare un mio stile personale.
Panel: cosa preferisci usare per disegnare (matita, penna, pennello)? Fino a che punto usi il materiale informativo, per esempio, per realizzare fumetti basati su serie televisive come Gunsmoke e Star Trek?
Alberto Giolitti: disegno a matita in maniera molto accurata prima di ripassare ad inchiostro con la penna o il pennello. Se usare penna o pennello dipende dal tipo di lavoro che sto facendo. Come materiale di riferimento per i fumetti ispirati a serie Tv, uso soltanto ciò che è utile per ottenere le somiglianze dei personaggi o dei fondali. Una ragione per cui mi piace Turok è che non devo seguire alcunché, dato che non è tratto da una serie televisiva.
Panel: per concludere, una domanda circa Fiery Furnaces, che noi stamperemo su questo numero di Panel. Hai disegnato Fiery Furnaces da solo o con l'aiuto di un assistente? Chi ha scritto la storia? E cosa c'è della tua esperienza in Sudamerica?
Alberto Giolitti: Fiery Furnaces è stato interamente disegnato da me. Mi spiace, ma non so chi ha scritto la storia. Ad essere onesto, non mi piacque il mio lavoro in quella circostanza, perché la storia non era molto coinvolgente. Fiery Furnaces non ha nulla a che fare con la mia esperienza in Sudamerica. Il manoscritto mi fu dato e ho disegnato di conseguenza.
In aggiunta a ciò, grazie alla cooperazione degli editori tedeschi, abbiamo avuto ulteriori informazioni da Bastei Verlag:
"Bastei Verlag non è la sola editrice che utilizza disegni realizzati da studi stranieri. Per diverse ragioni, i paesi latini sembrano avere un maggior numero di artisti interessati a disegnare fumetti che non la Germania. Per ottenere il numero di disegni sufficienti alla sua produzione, Bastei Verlag deve cercare altrove i talenti. Ecco come siamo arrivati in contatto con lo Studio Giolitti.
I lavori dello Studio Giolitti si basano su testi scritti qui da soggettisti di lunga esperienza di serie come Lasso, i quali inviano le sceneggiature comprendenti un layout di ogni pagina. Quindi, di solito, il manoscritto contiene una sceneggiatura con storyboard.
Con altri lavorim come gli adattamenti di novelle per Berühmte Geschichten (Storie Famose)m i nostri manoscritti dati agli artisti consentono loro ampia libertà di inventiva. In questo momento lo Studio Giolitti produce studi di disegni (dei personaggi, di abiti, movimenti etc.) per l'approvazione editoriale, prima che vengano realizzati gli albi. La produzione di un albo a fumetti coinvolge spesso la realizzazione dell'immagine di copertina. Per dare all'artista un'idea su cosa gli editori vogliono, gli inviamo una descrizione dettagliata corredata di schizzi.
Nostra partner è normalmente la signora Joan Giolitti, un'adorabile americana, che ha preso nelle sue mani l'organizzazione dello Studio".

Didascalie delle pagine originali in tedesco presenti in Categorie > Intervista:
Pagina 2: autoritratto di Giolitti, circondato da Matt Dillon, Doc Adams, Turok, Andar e Paladin. © Wolfgang J. Fuchs
Pagina 4 sopra: attuale ritratto di un personaggio per un fumetto, con un forte contrasto. © Alberto Giolitti.
Pagina 4 sotto: Indiani: studi di personaggi che sottolineano la fama di Giolitti come autore di western. © Alberto Giolitti.
Pagina 5: Giolitti intorno al 1960 nel suo studio in Florida mentre lavora su alcune tavole di Have Gun Will Travel.
Pagina 6 (didascalia per pagina 7): studi del 1958 che mostrano la sua ricerca di cura nei dettagli nel realizzare fumetti. © Alberto Giolitti.
Page 8 (sopra): caratteristica dei disegni di Giolitti e l'effetto 3D e l'uso di inquadrature simili a quelle dei film, provenienti forse dal periodo in cui Alberto lavorò per gli studi cinematografici romani. Da: Tales of Wells Fargo n. 1023, agosto-ottobre 1959, © 1959 by Overland Productions, Inc./Western Publishing Co.
Page 8 (sotto): nei fumetti western di Giolitti possiamo trovare le situazioni violente tipiche della serie originale Tv. Da: Tales of Wells Fargo n. 1023, agosto-ottobre 1959, © 1959 by Overland Productions, Inc./Western Publishing Co.

Per l'intero testo e didascalie (eccetto dove diversamente specificato): © 1971, 2010 by Wolfgang J. Fuchs. Tutti i diritti riservati.



Intervista a Giovanni Ticci

Giovanni Ticci, nato il 20 aprile 1940, è un buon esempio di come diventare un grande artista nel campo dei fumetti. Egli inziò a lavorare per alcuni anni a Milano nello studio "Creazioni D'Ami", dove fece i primi passi per divenire un artista di fumetti. Dopo aver collaborato nel 1958 con Franco Bignotti nel disegnare "Un ragazzo nel Far West" per Edizioni Araldo, nel 1960 cominciò a lavorare per Alberto Giolitti. Lo aiutò per Turok Son of Stone ed anche per Voyage to the Bottom of the Sea nel 1963. Nel 1966 Ticci iniziò a lavorare da solo disegnando storie di Tex, edizioni Araldo. Occasionalmente Ticci collaborò disegnando corte storie per la Gold Key (come una storia ambientata nel Palio per Twilight Zone). Come ha detto Alberto Giolitti, Ticci divenne un buon artista per essere solo l'assistente di qualcuno.
WJF: che genere di studi hai fatto?
Ticci: non ho mai frequentato l'Accademia d'arte. Ho avuto la mia istruzione artistica da Rinaldo D'Ami durante l'anno che frequentai il suo studio a Milano.
WJF: quale altro artista (a parte Giolitti) ti ha influenzato?
Ticci: fra gli artisti che maggiomente amavo, e che probabilmete hanno inflenzato il mio lavoro, mi piace menzionare Alex Toth oltre ad Alberto Giolitti. Egli tuttora è uno dei miei preferiti, insieme a Dan Spiegle e al bravissimo Dino Battaglia.
WJF: Giolitti ha influenzato il tuo stile prima del 1958? Ho trovato delle somiglianze stilistiche in "Un ragazzo nel Far West". Hai mai sperato di poter lavorare con lui, un giorno?
Ticci: quando disegnai "Un ragazzo nel Far West" il mio stile era influeanzato in qualche modo da Giolitti, ma mai pensavo di poter lavorare con lui. La nostra collaborazione non iniziò prima del suo rientro in Italia. Nel 1960 mi offrì l'occasione di lavorare con lui, ed io accettai, mentre ancora continuavo a disegnare "Un ragazzo nel Far West".
WJF: qual è la tua opinione sui fumetti italiani rispetto a quelli americani? Ci sono similitudini col cinema western italiano?
Ticci: penso che i fumetti western americani sono più semplici, che propongono eroi buoni, nemici cattivi e cavalli, così come nei vecchi film western. Ciò è dovuto anche al fatto che le storie sono brevi. Ogni storia si conclude nello stesso albo. In Italia, invece, come possiamo vedere con Tex, le storie sono molto più complesse e piene di trame complesse. Non vedo molti parallelismi tra il cinema western italiano e i fumetti. Sono d'accordo con gli americani quando li chiamano "spaghetti westerns". Essi hanno poco a che fare col vero west. Sono pieni di situazioni ridicole e una violenza che sconfina nel ridicolo. So bene che l'immagine del West che ci dà Hollywood è anche spesso sbagliata, ma ha un talento speciale e, cosa più importante, ci porta a contatto con i grandi spazi e grandi cieli, cose che i western europei raramente evocano.
WJF: cosa usi per disegnare e quanto tempo ti occorre per realizzare una pagina, diciamo, per Western Publishing?
Ticci: mi piace disegnare con la matita, così come inchiostrare. Per inchiostrare, come puoi vedere, uso penna e pennello. Il pennello dà un segno più morbido, mentre la penna consente un lavoro più grafico e più veloce. Mi occorrono sei-sette ore per finire una pagina.
WJF: stai leggendo o seguendo strisce a fumetti o albi?
Ticci: non colleziono fumetti di alcun tipo. Lo feci un tempo. Ancora ricordo "Johnny Hazard" di Frank Robbins e "Rip Kirby".

Didascalia:
Questa illustrazione mostra come lo stile di Ticci somiglia a quello di Giolitti. Da: Tex N. 108, 1969 Edizioni Araldo.

L'intero testo e le illustrazioni (eccetto quanto diversamente precisato): © 1971, 2010 by Wolfgang J. Fuchs. Tutti i diritti riservati.